LA MIA PESCA IN CADUTA
L'ultimo respiro prima della capovolta segna l’abbandono con il mondo terrestre, subito dopo ho la sensazione di volare ed è proprio il fascino di questa tecnica.
Muoversi liberamente verso il basso in assenza di peso, in totale libertà, con l’emozione di scovare una bella preda, di essere bravo ad avvicinarla. La tecnica in caduta evidenzia le doti di controllo dell'azione. Il corpo deve tagliare bene l’acqua ma al tempo stesso gli occhi devo scansionare ampi tratti di fondale. Facile da dire e molto meno da fare, va trovato il giusto equilibrio dell'azione.
Il pesce non deve sentire che qualcosa di anomalo cade da sopra altrimenti fugge subito. Al contrario se percepisce qualcosa in armonia con l’acqua e ne rimane incuriosito - guarda senza fuggire. Scelgo sempre di pescare in caduta con la luce alta, perché da sotto il pesce rimane abbagliato se guarda in alto e non capisce bene le distanze, mentre dal mio punto di osservazione la luce sopra di me, mi fa vedere molto meglio il fondale ed una eventuale preda e mi fa capire meglio le distanze.
Infatti è mia consuetudine pescare all’aspetto nelle prime ore del mattino e poi spostarmi nei punti adatti alla pesca in caduta nelle ore centrali.
In discesa il movimento è lento, poi una volta raggiunta la quota dove il galleggiamento scompare, mi lascio cadere lentamente e con piccole variazioni ora a destra ora a sinistra, che danno la possibilità di guardare attorno.
Al pesce non piace l’avvicinamento diretto, specialmente quello in verticale perché ne percepisce il rischio. Infatti preferisco allungare di poco la discesa, ma girare intorno al pesce prima allontanandomi di poco, poi avvicinandomi in diagonale con il fucile già in linea di tiro. Se non alza le spine dorsali o non vibra, continuo ad avvicinarmi, fino al punto in cui reputo che il colpo sia sicuro e solo allora premo il grilletto.
Forse ti interessa guardare questo breve video che mostra una grossa cernia catturata in caduta.