LA MIA PRIMA CERNIA GROSSA

 

la mia prima cernia 01

Quella cernia viveva vicino alla base di una secca all'Argentario, su un fondale di circa 22 metri. Entrava da una spacca verticale larga 1 metro e si nascondeva in una seconda fenditura laterale. Questa secca l'avevo scoperta da poco ed all'epoca, non era molto conosciuta, oggi invece è frequentata quotidianamente da subacquei di ogni genere. Avevo iniziato da poco a pescare in modo più tecnico, ma i miei miglioramenti maturavano a vista d’occhio. La prima volta che capitai su quella secca, era una giornata di acqua molto limpida e mentre scorrevo una distesa di poseidonia alla ricerca di qualche zona rocciosa, vidi da lontano una grande ombra.

la mia prima cernia 02

ERA IL FONDALE CHE RISALIVA, con la inconfondibile formazione rocciosa di una secca. Appena  capito di cosa si trattava, avevo già il batticuore per l'emozione. I primi tuffi furono solo di esplorazione e mi godevo la bellezza del fondale nuovo. Due massoni  appoggiati alla base della secca, con varie fenditure laterali, furono i primi ad essere scelti. Mentre mi avvicinavo, notai  alcune castagnole che entravano e uscivano da una fenditura con movimenti frenetici. Un piccolo branco di saraghi fasciati puntavano tutti il muso verso la spaccatura. La situazione si fece alquanto curiosa e quindi mi avvicinai  all'apertura prestando la massima attenzione. Mi affacciai di lato e vedi solo la coda di un grosso pesce che spariva dentro una spacca secondaria. Il cuore tornò a battere forte, era  una cernia grossa, già furba nel fuggire.

la mia prima cernia 03

E ADESSO COSA FACCIO? mi domandai perplesso. Mi metteva timore ed apprensione entrare dentro per vedere meglio e poi l'idea del pesce enorme che potevo catturare mi agitava ancora di più. Erano le prime esperienze dell'ansia, ma in questo caso ne subivo sia il fascino che la preoccupazione. Decisi di risalire per pensare con calma e fu positivo perchè cominciai ad immaginare le varie soluzioni. Poi scesi di nuovo per provare ad entrare piùdentro la spacca, facendo attenzione a dove si nascondeva la cernia. Ero anche curioso di poterla vedere meglio per capirne le dimensioni e godermi lo spettacolo. La fenditura verticale  si allargava all'interno e  sulla sinistra dove spariva il pesce vi erano due spacchi orizzontali. Ero armato con uno sten 100, per l'esattezza. A quei tempi non esistevano ancora i fucili ad elastici e in Italia il pneumatico la faceva da padrone. Tentai di sorprenderla prima che sparisse nella sua dimora, ma l' esito si confermò negativo. Ci tornai ancora per due volte a distanza di una settimana, ma capii che era veramente difficile poterla sorprendere. Intanto avevo preso confidenza con l'apertura ed avevo fatto progressi, riuscivo ad entrare sempre più dentro senza problemi di sorta. Ho sempre avuto la giusta paura e la buona dose di conoscenza dei  limiti. Migliorare e capire per gradi e a piccoli passi è sempre stata  una delle mie principali caratteristiche. Mi sentivo quindi pronto ad entrare completamente dentro per andare finalmente a scrutare all'interno di quella dimora misteriosa dove spariva la cernia. Chissà se l'avrei scovata o avrei rimediato una bella delusione! Avevo capito che c'era una sola possibilità, essere silenziosi, calmi ma pronti. Accesi la torcia e seguendo la conformazione della tana, vidi ancora una volta  solo la coda della cernia che spariva lentamente in alto. Riuscii a capire che quella tana era comunicante con un altra spacca posta leggermente più in alto. Scesi di nuovo e studiai ancora una volta la conformazione con la decisione di tornarci in seguito, mentre l'idea tattica prendeva forma nella mia mente. 

la mia prima cernia 04

Quando ci tornai pochi giorni dopo, ero pronto. Entrai dentro e mi trovai faccia a faccia con una cernia enorme. Devo dire che la mia sorpresa non fu molto diversa da quella della cernia, infatti ci fu un attimo di curiosità da entrambe le parti. In quella frazione di tempo, mi resi conto che non avevo il fucile puntato in direzione del pesce. Anche la cernia si rese conto che era meglio nascondersi e difatti la vidi sfilare ancora di più all'interno della tana. In quel momento mi resi conto che non avevo più possibilità per quella giornata, ma la mia testa iniziò ad elaborare fin da subito una nuova tattica. Era divenuta una sfida emozionante e pensavo solo a quella cernia dalla mattina fino a quando non mi addormentavo. Mi preoccupava anche l'idea di lavorarla dentro quella grotta, quindi decisi di tornarci in compagnia di un amico che mi facesse da assistente. Organizzai tutto nei dettagli e persino la sera precedente cercavo di visualizzare la scena, come dovevo entrare, dove avrei dovuto guardare, quale era la tempistica ideale, quali imprevisti potevano presentarsi. Questa volta dovevo essere più pronto e solo visualizzando e ripercorrendo l'azione potevo farcela.  

la mia prima cernia 05

Eravamo senza gommone e raggiungemmo la zona scendendo lungo un ripido sentiero che porta al mare. Con me c'era Stefano Mazzi il mio compagno di pesca di quei tempi. Gli avevo raccontato dell'esperienza  ed era anche lui preso dall'avventura. Raggiungemmo la secca senza fermarci a guardare altri punti. La giornata era splendida e l'acqua limpida faceva da cornice al panorama di cui l'Argentario non è affatto avaro. Ero pronto a scendere con un Supersten 90 armato di arpione a due alette ben robusto, nella mano sinistra la torcia con le pile nuove. Avevo già fatto alcuni tuffi per rompere il fiato e calmare l'emozione mentre adattavo il corpo all’immersione. Stefano era accanto a me e guardava dalla superficie ciò che facevo. Iniziai la discesa e puntai diretto verso l'apertura più lontana, proprio dove avevo visto la cernia. Non esitai un attimo, fui deciso e rapido, appena vicino alla tana accesi la torcia tenendo ben saldo il fucile puntato verso la luce, avevo già vissuto più volte nei miei pensieri quella scena. La luce illuminò il centro della tana.

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LA CERNIA ERA PROPRIO come me la immaginavo, stessa posizione, stesso atteggiamento. Appena la luce la illuminò, iniziò subito a spostarsi. Il tiro fu istintivo e rapido e senza perdere tempo cercai di risalire filando il mulinello. Una volta in superficie esultai di gioia e il cuore iniziò a battere forte. Misi in trazione il pesce collegando il fucile alla boa, poi attesi una decina di minuti prima di scendere di nuovo, cercando di calmarmi e di lasciare depositare la sospensione all'interno della tana. Scesi allora con un'altro fucile per assicurarmi la preda con un secondo colpo. Quando illuminai all'interno della spaccatura vidi con piacere che la cernia era sparata bene. Senza esitare sparai comunque il secondo colpo cercando di colpirla in un punto vitale. Solo dopo 45 minuti di estenuanti tentativi, fu possibile estrarla e appena in superficie cercai lo sguardo di Stefano per condividere l’emozione. E' una bestia disumana, mi disse, ma eravamo giovani e non sapevamo che ne sarebbero state prese di più grandi. In superficie mi resi conto che era ancora più grossa di quanto pensavo, non avevo mai visto una cernia così grande. Rientrammo subito per goderci la cattura.

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Naturalmente non poteva mancare la foto di rito, andammo a pesare la preda che era 16 chili e 400 grammi. Era un bel Settembre e ancora non pensavo al mio futuro, perché cercavo di godermi la realtà, ma per me la pesca sub era già diventata una filosofia di vita. Nemmeno con il massimo impegno avrei potuto immaginare quanto generoso sarebbe stato il mio futuro di li a breve!

Quella Cernia è rimasta indimenticabile anche se in seguito ho prese tante CERNIE DA SOGNO

 

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