2 PESCASUB A  CONFRONTO

 

Ci sono 2 soggetti che hanno le stesse prestazioni e le stesse capacità tecniche ma ottengono un risultato opposto. Eppure sono contemporaneamente nello stesso posto, nello stesso momento. Per cui cosa cambia?

Leggi la storia.

ORE 9.30 - Stessa giornata, stessa zona di pesca, 2 pesca sub entrano in acqua contemporaneamente, uno a sinistra della punta e uno a destra e pescano secondo le loro abitudini nella stessa zona, nella medesima profondità con uguali capacità atletiche:

 

MARIO non ha mai pensato a quello che sta facendo, perché è uno che punta sempre sull'istinto - sulla forza e poco sulla strategia. Si limita a ripetere il compito che ha imparato a memoria.

Il cuore gli aumenta il battito fin dalla superficie perché invece di rilassarsi è in ansia per la fretta di catturare qualcosa. Un mix tra timore e speranza.

Scende, si apposta e inizia ad attendere già con il battito accelerato. Ha scarsa concentrazione, perché per lui conta solo la prestazione e pensa solo a quanto durerà la sua apnea. Crede che solo in quel modo potrà catturare le prede. Mentre pesca infatti, non guarda i dettagli del fondale, non vede i segnali che indicano o meno la presenza di prede, non ragiona sul da farsi perché è come un robot impostato su modalità pesca. Dopo diversi tuffi, sta arrivando un’orata bella, ma al movimento della testa di Mario verso il basso per guardare il tempo di apnea, si spaventa e fugge, ma lui nemmeno se ne accorge. Continua la sua faticosa apnea, penando eppure sono qui da un tempo notevole, ma il pesce non arriva! Alla fine risale e guarda il computer: 2,20’’ ed è soddisfatto perché è un bel tempo di apnea. Poi ricomincia come un preciso robot a ripetere lo stesso gesto, senza mai domandarsi che tattica potrebbe utilizzare per cambiare la situazione. Tutti i tuffi sono uno standard che a lui piace e al quale si è abituato. Ogni volta risale tirato, senza un minimo di autonomia  e con il battito del cuore al massimo, per cui deve recuperare per 5 minuti buoni prima di sentirsi pronto a scendere di nuovo. Nelle sue 4 ore di pesca farà circa 30 tuffi tutti lunghi, ma senza catture, intanto si sta avvicinando alla punta dove dall’altra parte c’è un altro pesca sub e quindi vuole aumentare la velocità di spostamento per arrivarci prima di lui.

 

03 SUB A CONFRONTO

GIANNI è dall’altra parte e sta andando anche lui verso la punta. Dal momento che è entrato in acqua, prima di tutto ha iniziato con calma e senza fatica per adattarsi, solo dopo una decina di tuffi, si è concentrato sulla pesca. Infatti non è un robot, ma uno che usa più la testa che la prestazione e si concentra su quello che va fatto per stare bene. Lui ha una stategia ben precisa e ha immaginato fin dall'inizio i vari momenti che dovrà affrontare, come si dovrà comportare e come deve farsi trovare pronto a reagire. Si rilassa mentre si prepara con la concentrazione ideale, senza estremizzare niente, senza obblighi e senza inutili fantasie perché ha capito che deve essere concreto. Scende e guarda intorno, mentre si apposta.

Davanti a lui c’è un pianoro e mentre gira la testa lentamente, scorge dei dentici che dalla sua destra si avvicinano. Quando sono ancora fuori tiro rallentano e girano, poi indecisi si mantengono lontani. Da quel lato è scoperto e prima di insistere per dei minuti, decide di spostarsi a ritroso senza impaurirli, per poi risalire indietreggiando lento. Individua bene il punto dove sono i dentici e poi 10 minuti dopo ci torna e stavolta fa il tuffo proprio dove erano i pesci e cerca l'appostamento migliore. Stavolta è coperto bene da tutti i lati e punta il fucile verso il pianoro. Quando i dentici si avvicinano, lui è pronto e lentamente scivola sempre più in basso del suo nascondiglio. Stavolta i pesci sono più incuriositi e arrivano a tiro, quindi spara subito al primo perché non vuole rischiare e lo porta in superficie senza troppa fatica.

05 SUB A CONFRONTO

Più avanti Gianni scende di nuovo e si apposta e mentre guarda il fondale e nota un gruppetto di pesci nervosi alla sua destra, quindi si avvicina in planata lenta e si nasconde dentro un cratere a pochi metri da loro. Dopo 20 secondi un barracuda gli va incontro tranquillo e si posiziona per un tiro perfetto che centra con abilità. Posato il pesce alla boa, continua le immersioni e ogni volta - dopo 20-30 secondi che attende - se non ha visto niente – risale. Sta facendo mediamente 1.20’’ di apnea, anche se potrebbe restare molto di più, ma non gli interessa, non vuole perdere tempo e preferisce avere una autonomia di apnea sia per la sicurezza che per eventuali scelte dell’ultimo momento. Così facendo poi ha il vantaggio che in superficie con meno di 2 minuti il suo cuore ha di nuovo un battito regolare perché non ha tirato. Nelle 4 ore di pesca farà circa 60 tuffi (il doppio di MARIO) stancandosi anche di meno. 

Durante uno di questi tuffi, mentre sta per risalire, vede una cernia di 7 kg fuggire tra le rocce e siccome ha ancora una buona autonomia, la segue e vede dove si intana. Lascia con attenzione il pedano mobile che ha in cintura, proprio sopra alla tana, poi torna in superficie. Va alla boa, prende il fucile corto, segue a ritroso la sagola del pedagnetto e cattura la cernia dove la ha vista entrare. In un altro tuffo, mentre sta per risalire guarda intorno dato che non ha tirato l'apnea e vede una corvina che lievita sopra una frana. Capisce che se la fa intanare non la prenderà mai, allora rallenta la risalita per non spaventarla, poi studia al volo la situazione. Si assicura che tra lui e il pesce ci sono delle rocce che gli consentono di avvicinarsi di nascosto e si avvicina al pesce e lo sorprende con un bell’agguato e un tiro al volo, frutto di una zione studiata e gestita bene.  

 

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Mentre sta arrivando vicino alla punta vede la boa di GIANNI e capisce che in quella zona c’è un altro pesca sub, per cui rallenta l’andatura e si sofferma sul punto dove si trova. I Sassi sono belli e frastagliati, capisce che forse è il caso di continuare a pescare con calma invece di farsi prendere dalla fretta. Scende  in caduta sorvolando un ampio tratto e così facendo vede un bel sarago nel bel mezzo della frana. Pensa subito alla posizione del sole e cerca di virare allungando la traiettoria senza aumentare la velocità. Arriva a tiro grazie al sole alle spalle e alla velocità controllata e così  riesce nel suo intento. GIANNI pesca ragionando per ogni in ogni azione, perché predilige strategia e tattica alla prestazione ed è convinto che servono tutte le caratteristiche non solo una. La concentrazione, lo studio, tenere gli occhi bene aperti, fare più tuffi per avere più opportunità, lasciarsi sempre un margine di autonomia di apnea per pescare più sereni e per cambiare le scelte durante un tuffo. Si rende conto che così facendo, riduce il pericolo e aumenta la potenzialità di pesca, facendo più tuffi e meglio organizzati.  

MARIO intanto è alla fine del suo ennesimo tuffo, proprio sulla punta per anticipare GIANNI, per cui è affannato e stanco, ma da buon robot prosegue incapace di fermarsi. Mentre è sul fondo da tempo, un dentice indeciso gli si presenta dal lato dove è scoperto e Gianni che ancora non ha preso niente continua a resistere, perché tra poco l’altro pesca sub sarà lì e non vuole rischiare di perdere l’occasione. Non ha la volontà per cambiare strategia, risalire a ritroso e riprovare con più calma, però ha una grande capacità di soffrire ed è convinto che basti. Non pensa che è appostato male e che sta rischiando troppo, anzi stringe i denti e tira l’apnea allo spasmo, poi in risalita sente che è allo spasmo e in superficie un tremore continuo gli fa capire che bastavano 2 secondi per andare in black out. Alla fine non ha preso niente e ha rischiato molto, oltre ad una inutile stanchezza generale.

OK sono d’accordo che è una storia ipotetica, ma non è molto lontana dalla realtà, perché casi simili ne accadono più spesso di quello che immaginiamo. Anzi consiglio di porsi subito una domanda fondamentale con se stessi:

Come pescatore in apnea ti vedi più come GIANNI o come MARIO?

A te le conclusioni.

Se vuoi diventare come MARIO, ti consiglio questo libro:

LA FORZA DEL CONTROLLO 1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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